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20.2.13

Cellulare vs passeggero: qual è più pericoloso?




Dalle ricerche viene fuori che le nostre capacità di multitasking non sono così sviluppate quanto si potrebbe pensare. Per eseguire un compito, abbiamo bisogno di quella che nel computer è la RAM e che nel nostro cervello viene chiamata memoria di lavoro. Questa memoria è piuttosto limitata e non può eseguire più compiti contemporaneamente: il nostro cervello sceglie infatti di volta in volta il compito prioritario, mettendo gli altri in seconda posizione, sullo sfondo, pronti per essere processati a loro volta appena il primo compito verrà concluso.
Secondo il dr. Jelmer Borst (Università di Pittsburgh) , il principio sottostante il multitasking è quello del taglia-incolla dei computer: quando un file attende di esser incollato, nient’altro può essere immagazzinato in memoria.
Solamente due compiti completamente diversi possono essere eseguiti in contemporanea ( camminare e guardare le vetrine, lavare i piatti e chiacchierare, ecc.), in quanto il cervello processa automaticamente una di queste azioni (negli esempi, camminare o lavare i piatti) per i quali ha uno schema precostituito che utilizza senza occupare la memoria di lavoro. Oppure perché vengono utilizzate diverse aree del cervello e del corpo: le mani per lavare i piatti, la bocca e la mente per parlare.

Se telefonando… alla guida.
Dopo questa introduzione sul multitasking, vediamo cosa accade in una situazione pratica in cui, se commettiamo un errore, la conseguenza non sarà solo un piatto rotto sul pavimento.
Quante persone vediamo telefonare mentre guidano? Alcune discretamente, con l’auricolare o con il vivavoce, altre con telefonino in mano, senza pudore. Altre cercano di trovano una via di mezzo, col cellulare premuto tra l’orecchio e la spalla, serene e tranquille perché con entrambe le mani sul volante. Qualunque sia la vostra modalità preferita, sappiate che telefonare mentre si guida è sempre un’azione pericolosa, anche con auricolare o vivavoce. Vediamo perché.

Siete in macchina e state uscendo dal parcheggio condominiale: la situazione è tranquilla e la guida impegna relativamente poco la vostra attenzione, in quanto non vi sono altre macchine e il percorso è semplice e conosciuto. Ma nel momento in cui vi inserite nel traffico cittadino, le cose cambiano: incroci, pedoni, motocicli, automobilisti negligenti così come le condizioni meteo cominciano a richiedere alla vostra mente continue elaborazioni per fare la mossa più sicura. All’improvviso arriva una chiamata e voi rispondete col vivavoce: nella migliore delle ipotesi, farete più attenzione alla strada e la vostra conversazione sarà semplice, di circostanza. Ma se vostra moglie dall’altra parte comincia a sciorinarvi tutte le cose che dovete comprare al supermercato, a che ora andare a prendere vostro figlio, che l’inquilino del piano di sopra ha fatto cadere nuovamente il vaso di gerani sul vostro balcone e questa volta occorre trovare una soluzione…

Le conseguenze della perdita di attenzione sulla strada sono allarmanti: i guidatori al telefono hanno tempi di reazione più lunghi, fino al 40%. Inoltre frenano in ritardo, più bruscamente e si fermano più vicini alla macchina che li precede. Chi chiacchiera al telefono mentre è alla guida ha meno controllo sulla propria auto e fa meno attenzione a quello che vede attraverso il parabrezza: guarda nella giusta direzione, è vero, ma è meno consapevole di cose pur importanti come gli spartitraffico.

Chiacchiere con passeggero
Quindi non possiamo parlare neppure con gli altri passeggeri? La situazione è diversa, molto diversa: la conversazione con un passeggero a bordo si regola e si adatta a seconda della guida stessa. In altre parole: il passeggero è coprotagonista della guida, anche la sua attenzione è verso il traffico e la strada e, se il guidatore è impegnato in un sorpasso o in una manovra improvvisa, il passeggero fa istintivamente una pausa o commenta quello che sta accadendo. Nostra moglie al telefono, invece, è inconsapevole della situazione del traffico e dunque non può adattare la propria conversazione. Se poi si aggiungono problemi di ricezione o qualità del suono, gli sforzi richiesti al guidatore sono persino maggiori.

Quanti incidenti sono causati dall’utilizzo del multitasking alla guida non è facile stimarlo: la distrazione gioca tra il 5 e il 25% dei casi. Ma il divieto totale di telefonare o di utilizzare altri apparecchi in auto non risolverebbe la situazione. Dovrebbe essere il guidatore a minimizzare il più possibile le fonti di distrazione, fermandosi in caso di telefonata o chiedendo di richiamare in un secondo momento. Se non è possibile fare nessuna delle due cose, almeno essere sicuri di tenere entrambe le mani libere. Mentre metà della responsabilità ce l’ha chi è dall’altra parte: se il proprio interlocutore è alla guida, richiamare più tardi potrebbe evitargli un brutto incidente.


Fonte: Drews FA, Pasupathi M et al. Passenger and cell phoneconversations in simulate driving. Journal of Experimental Psychology: Applied 2008; 14(4).

11.2.13

Le diete vegetariane riducono il rischio di malattie cardiovascolari


Una notizia appena riportata dalla SSNV che riguarda lo studio Epic-Oxford (di cui avevamo già parlato in precedenza) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

I risultati sono stati pubblicati sul numero di marzo dell'American Journal of Clinical Nutrition, che è la più prestigiosa rivista scientifica internazionale che si occupa nutrizione: gli individui che seguono un'alimentazione vegetariana risultano avere un rischio ridotto di ischemia coronarica, fatale e non-fatale.

Lo studio Epic è famoso per i numeri su cui si basa: 15 anni di studio, oltre 500.000 persone in 10 diverse nazioni europee. Questi numeri spiegano non solo l'accuratezza nel confrontare diversi soggetti in diverse nazioni (quindi con abitudini, stili di vita e ambienti diversi) ma anche il lungo periodo che permette di seguire gli stessi soggetti per controllare le evoluzioni dei fattori osservati.

Per quanto riguarda i risultati pubblicati, i ricercatori hanno seguito 44.561 soggetti residenti nel Regno Unito per un periodo medio di 11.6 anni, ed hanno riscontrato che i vegetariani presentano un rischio di morte od ospedalizzazione per ischemia del miocardio minore rispetto ai non-vegetariani. Un ulteriore aspetto riguarda altri dati: i vegetariani risultano più magri e presentano valori di pressone arteriosa sistolica e di colesterolo non-HDL ridotti.

Questa importante riduzione del rischio risulta solo marginalmente influenzata da altre caratteristiche, come il BMI o l'abitudine di fumare, suggerendo quindi che siano le caratteristiche della dieta vegetariana ad esercitare effetti favorevoli, sia direttamente che attraverso la sua azione sui valori di pressione arteriosa e di colesterolo non-HDL.

L'alimentazione vegetariana ha ottenuto dunque un'ulteriore conferma nel rappresentare una dieta che diminuisce il rischio per le principali malattie croniche dell'età moderna, che possono portare invalidità e morte prematura e sono loro stesse riconosciute come fattori di rischio della demenza.




Leggi gli altri articoli sulla dieta vegetariana!



Fonte:
Crowe F, Appleby PN, Travis RC, Key TJ. Risk of hospitalization or death from ischemic heart disease among British vegetarians and nonvegetarians: results from the EPIC-Oxford cohort study. Am J of Clin Nutr. Published ahead of print January 30, 2013.
http://ajcn.nutrition.org/content/early/2013/01/30/ajcn.112.044073.abstract

7.2.13

L'asino e il contadino - una favola sui pozzi neri e profondi della vita


Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo.
Non si era fatto male, ma non poteva più uscire.
Il povero animale continuò a ragliare sonoramente per ore. Il contadino era straziato dai lamenti dell'asino, voleva salvarlo e cercò in tutti i modi di tirarlo fuori ma dopo inutili tentativi, si rassegnò e prese una decisione crudele.
Poiché l'asino era ormai molto vecchio e non serviva più a nulla e poiché il pozzo era ormai secco e in qualche modo bisognava chiuderlo, chiese aiuto agli altri contadini del villaggio per ricoprire di terra il pozzo.
Il povero asino imprigionato, al rumore delle palate e alle zolle di terra che gli piovevano dal cielo capì le intenzioni degli esseri umani e scoppiò in un pianto irrefrenabile. Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto. Passò del tempo, nessuno aveva il coraggio di guardare nel pozzo mentre continuavano a gettare la terra.
Finalmente il contadino guardò nel pozzo e rimase sorpreso per quello che vide...
L'asino si scrollava dalla groppa ogni palata di terra che gli buttavano addosso, e ci saliva sopra. Man mano che i contadini gettavano le zolle di terra, saliva sempre di più e si avvicinava al bordo del pozzo. Zolla dopo zolla, gradino dopo gradino l'asino riuscì ad uscire dal pozzo con un balzo e cominciò a trottare felice.

MORALE:
Quando la vita ci affonda in pozzi neri e profondi, il segreto per uscire più forti dal pozzo é scuoterci la terra di dosso e fare un passo verso l'alto. Ognuno dei nostri problemi si trasformerà in un gradino che ci condurrà verso l’uscita. Persino nei momenti più duri e tristi possiamo risollevarci lasciando alle nostre spalle i problemi più grandi, anche se nessuno ci dà una mano per aiutarci.

5.2.13

Olio da massaggio e per bruciaessenze

Per Natale volevo fare io stesso i regali, senza comprarli in un negozio. Questo soprattutto perché volevo essere originale ma anche perché è proprio divertente fare le cose in casa.
Ho deciso di realizzare un olio multiuso: per massaggi, per idratare la pelle, per profumare la casa. E' talmente semplice da fare che, assieme alla boccetta, ho regalato anche la ricetta, ed eccola a voi:

INGREDIENTI
la buccia di 5 arance
4 cucchiai di chiodi di garofano
400ml di olio di semi di girasole
1 cucchiaio di mirra (resina)

Per prima cosa, tagliamo a pezzi di media grandezza la buccia delle arance

e uniamole a chiodi di garofano e olio in frullatore. Azioniamolo per ottenere un composto omogeneo.

Ora trasferiamo tutto in un contenitore di vetro assieme alla mirra e cuociamo tutto per circa un'ora a bagnomaria e coperto. La casa comincerà a profumare!

Trascorso il tempo necessario, lasciamo raffreddare il composto; quindi filtriamolo e trasferiamolo nel contenitore finale.


Diciamo che possiamo tenerlo per circa tre mesi in un luogo fresco (non in frigo!) e al riparo dalla luce.

L'odore è incredibilmente intenso e, mentre lo spalmate sulla pelle, sentirete prima il persistente aroma agrumato, per poi riconoscere il pungente odore delle spezie.
Se volete arricchire l'olio di profumo, potete aggiungere qualche goccia di olio essenziale di arancia.


In Asia un olio del genere è usato contro il malditesta, in quanto le spezie hanno una blanda azione anestetica.
La mirra, invece, ha effetti antinfiammatori.
L'olio di semi di girasole, se spremuto a freddo e biologico, è davvero utile alla pelle con il suo alto contenuto di vitamina E. Ridona lucentezza a pelli screpolate, aride e squilibrate. Se usato per il massaggio, si assorbirà velocemente.


(fonte)

2.2.13

Mangiamo quello che ricordiamo



Quando mangiamo, c’è una differenza tra la quantità di cibo che vediamo, quella che  ricordiamo e quella che pensiamo di mangiare. La mente, infatti, gioca un ruolo molto importante verso il senso di sazietà.

È stato già documentato che le persone con patologie della memoria spesso mangiano in eccesso, in quanto questi problemi interagiscono anche con la sensazione di fame. I ricercatori dell’Università di Bristol si sono quindi chiesti come funzionano questi meccanismi nelle persone  che non hanno problemi di memoria. Hanno quindi condotto un esperimento molto interessante che ha coinvolto la percezione e la memoria. Hanno offerto ad alcuni soggetti una porzione piccola di zuppa (300 ml), mentre ad altra ne hanno offerto una grande (500 ml). I soggetti hanno quindi iniziato a mangiare la zuppa ma, senza che se ne potessero accorgere, la quantità della zuppa cambiava grazie ad un sistema di pompaggio. La quantità che veniva mangiata, quindi, poteva essere maggiore o minore di quella dichiarata all’inizio.

È stato chiesto ai soggetti di indicare il proprio livello di sazietà o fame in due momenti.
Subito dopo il pasto: i soggetti hanno riportato un livello di sazietà conforme all’effettiva quantità di zuppa consumata.
Dopo alcune ore: i soggetti che pensavano di aver mangiato la porzione grande dichiaravano di essere sazi, anche se in effetti ne avevano mangiato una piccola quantità.

Questi risultati aprono a nuovi scenari per quanto riguarda l’alimentazione, soprattutto in un periodo storico in cui sovrappeso e obesità coinvolgono più della metà della popolazione, inclusi i bambini. Tempo dopo il pranzo, dunque, la nostra sensazione di sazietà è più veicolata dal ricordo cognitivo di quello mangiato che dal ricordo percettivo: in poche iperboliche parole, potremmo mangiare anche un bue, ma non saremo altrettanto sazi se pensiamo di aver mangiato solo un hamburger.


Cosa succede quindi quando, durante il pasto, la nostra attenzione non è sul cibo ma viene distratta da, ad esempio, la televisione? Un esperimento dell’Università di Toronto ha dimostrato che si tende a mangiare di più. A due gruppi di bambini è stata offerta pizza calda con la consegna di poterne mangiare finché si sentissero sazi. Uno dei due gruppi di bambini aveva a disposizione una televisione con una puntata dei Simpson: questi bambini hanno mangiato il 22% di pizza (circa 228 cal.) in più rispetto ai bambini del gruppo senza televisione. Ne deriva che guardare la televisione durante i pasti contribuisce ad aumentare il cibo che si consuma ritardando il momento in cui ci si sente sazi.

Queste due ricerche danno consigli molto importanti per quello che facciamo e dobbiamo fare ogni giorno più volte al giorno, ovvero nutrirci. È importante seguire una dieta sana ed adeguata, ma anche mangiare nel modo migliore, senza eccessive distrazioni e facendo attenzione a quello che viaggia dal piatto al nostro stomaco.


Bellissimo, N., Pencharz, P.B., Thoma, S.G., Anderson, G.H. (2007). Effect of television viewing at mealtime on food intake after a glucose preload in boys. Pediatric Research, Jun; 61 (6): 745-9.
Brunstrom, J.M., Burn, J.F., Sell, N.R. (2012). Episodic memory and appetite regulation in humans. PloS One 7 (12):e507070. doi:10.1371/journal.pone.0050707
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