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20.3.14

Biopiscine, bagno di natura



Pensate ad una bella nuotata in un lago pulito, incontaminato, circondato dalla vegetazione, con l’acqua di un bel colore naturale...


Pensate ad una piscina pubblica, con l’odore di cloro, il colore asettico della costruzione e il blu innaturale dell’acqua.

In quale ambiente vi piacerebbe immergervi e concedervi un’ora di sana attività fisica e/o rilassamento? Potete commentare alla fine del post, ma sono sicuro che la maggior parte di voi preferirebbe il primo scenario. E come darvi torto?!

Eppure siamo tutti abituati alle piscine con quel pungente odore di disinfettante che tanto bene non fa, seppure ci immergiamo completamente in esso. Secondo Greenpeace, i già alti livelli di cloro contenuti nell’acqua delle piscine sarebbero comunque non efficaci per depurarla, anzi: i sottoprodotti del cloro che si formano sono tossici per mucose e occhi e sono stati ritrovati nel sangue di chi frequenta questi luoghi regolarmente. Non proprio un bagno di salute.

Esistono altri metodi, molto più salutari, di disinfezione dell’acqua, come l’impiego di ozono e/o raggi UV. Purtroppo, seppure più efficaci e molto meno inquinanti, hanno anche costi elevati. E, comunque, dobbiamo garantire l’igiene delle acque dove centinaia di persone vanno a fare il bagno. Acque che non possono essere cambiate di continuo (come avviene per l’acqua del mare), per una ovvia ragione di costi. E anche di spreco di acqua, ci aggiungo io.


Quali alternative esistono, dunque, per poter avere una piscina pulita, igienica e allo stesso tempo ecosostenibile? Esistono le biopiscine? Sì, esistono. Vediamo come funzionano. 

 Troviamo tre vasche che formano il sistema:
vasca di balneazione – è quella principale, dove possiamo fare il bagno e goderci il contatto con un’acqua pulita e senza odori;
vasca di filtraggio – niente cloro, ma la presenza di particolari piante il cui ciclo vitale ripulisce l’acqua;
vasca di rigenerazione – facoltativa, grazie a dei sassi appositamente predisposti, l’acqua di questa vasca è riscaldata.



Quali piante vengono utilizzate in questo sistema depurante?
Il nome di queste piante è macrofite acquatiche, delle quali la più impiegata in Europa è Phragmites Australis (foto sopra): questa pianta è estremamente comune e la sua attività biologica estremamente efficiente ne fanno la regina degli impianti di fitodepurazione. Detta anche “cannuccia di palude”, la Australis funge da vera e propria pompa di ossigeno, trasferendo ossigeno dalla superficie alla rizosfera (porzione di suolo intorno alle radici): la presenza di ossigeno e la successiva nitrificazione letteralmente ripuliscono l’acqua.
Altre piante della stessa specie sono la Carex Aquatilis, la Scirpus, Schoenoplectus lacustris o Lisca lacustre e la Caltha palustris. Tutte queste piante hanno il pregio di creare un habitat ideale per quei microorganismi che si cibano del materiale organico che naturalmente si forma nei ristagni di acqua naturale.


 La presenza di piante, un’acqua pulita, inodore e incolore, più la presenza di cascatelle (che garantiscono una buona ossigenazione dell’acqua) e una forma non squadrata (comunque facoltativa) creano un ambiente vivo, un angolo di natura in cui immergersi, un modo intelligente di modificare il paesaggio.

Le biopiscine sono relativamente economiche: costano intorno a € 700 per metro quadro e non necessitano di svuotamento per la manutenzione, evitando un enorme spreco di acqua; non offrono un habitat favorevole per le zanzare, in quanto l’acqua è in movimento e sempre pulita; sono ecosistemi naturali di cui potrete godere tutto l’anno, stagione dopo stagione.

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