Translate

29.4.14

Uno sfondo verde immobile



Quando, tre anni fa, aprii questo blog, lo feci con un passo tratto dal libro di Michael Crichton "Jurassic Park". Per chi non avesse letto il libro (e magari ha visto solo il film), è doveroso ricordare che quest'opera di Crichton parla essenzialmente della nascente ingegneria genetica e del rapporto dell'uomo (che gioca a fare dio) con la natura, un rapporto che privilegia il dominio e il controllo. Le conseguenze di questa mancanza di rispetto per qualcosa enormemente più grande di noi, nel libro come nel film, furono disastrose.
Riporto un altro passo dello stesso libro, in cui la paleobotanica Ellie Sattler fa alcune considerazioni sulle piante usate nel parco, la loro pericolosità e l'irresponsabilità degli ingegneri che hanno scelto quelle piante solo per l'impatto estetico, come se fossero esseri artificiali.
Come la dottoressa Sattler rimarca, le piante sono estremamente vive e in "movimento". Basti pensare al bambù, la pianta che riesce a crescere più rapidamente al mondo: può arrivare a 60cm al giorno e, in condizioni ideali, addirittura 5cm all'ora...
La nostra concezione del verde come sfondo immobile è quindi superficiale e sbagliata.
Buona lettura.


"Oltre un recinto, giunsero alla piscina, la cui acqua traboccava formando una serie di cascatelle e di laghetti rocciosi. Nella zona erano state piantate grandi felci. «Non è straordinario?», disse Ed Regis. «In una giornata piovigginosa, soprattutto queste piante contribuiscono a creare un'atmosfera preistorica. Si tratta di autentiche felci del Giurassico, naturalmente».



Ellie si fermò per osservare le felci più attentamente. Sì, era proprio come diceva lui: Serenna veriformans, una pianta abbondante tra i fossili di oltre duecento milioni di anni fa, oggi comune solo nelle terre umide del Brasile e della Colombia. Ma chiunque avesse deciso di piantare quella particolare felce intorno al bordo di una piscina evidentemente non sapeva che le spore della veriformans contengono un alcaloide betacarbonilico letale. Solo a toccare quelle belle fronde verdi c'era da sentirsi male, e se un bambino ne avesse preso un boccone sarebbe quasi certamente morto... la tossina era cinquanta volte più velenosa di quella dell'oleandro.
La gente era così ignara riguardo alle piante, pensò Ellie. Le sceglieva solo per l'aspetto, così come sceglierebbe un quadro da appendere alla parete. Nessuno pensava che le piante sono dei veri esseri viventi, sempre intenti ad esplicare le funzioni vitali: respirazione, digestione, escrezione, riproduzione... e difesa.
Ma Ellie sapeva, invece, che nella storia del pianeta le piante si erano evolute secondo modi altrettanto competitivi degli animali, e sotto certi aspetti anche più feroci. Il veleno della Serenna veriformans era solo un piccolo esempio del copioso arsenale di armi chimiche acquisito dalle piante lungo l'evoluzione. Vi erano terpeni che spargevano attorno sul terreno per inibirlo alle piante rivali, alcaloidi che le rendevano di sapore disgustoso agli insetti e predatori vari (e ai bambini), e ferormoni, che usavano per comunicare. Quando un abete di Douglas era attaccato dai maggiolini, produceva una sostanza chimica anoressante; e altrettanto facevano gli altri abeti di Douglas che crescevano nelle parti più lontane della stessa foresta. Ciò avveniva in reazione ad una sostanza di "messa in guardia" emanata dalle piante attaccate dagli insetti.
Chi immaginava che la vita sulla terra fosse essenzialmente costituita da animali in movimento contro uno sfondo verde, fraintendeva gravemente ciò che stava sotto i suoi occhi. Quello sfondo verde brulicava di vita. Le piante crescevano, si muovevano, s'attorcigliavano, si voltavano combattendo fra loro per la luce solare; e interagivano continuamente con gli animali, scoraggiandone alcuni con la corteccia e le spine avvelenandone altri o, al contrario, nutrendoli per favorire la propria riproduzione, perché spargessero il polline, o i semi. Era un complicato processo dinamico che aveva sempre trovato affascinante. E che molte persone semplicemente non capivano.
Ma se il piantare felci velenose sul bordo di una piscina aveva un qualche valore indicativo, era evidente che i progettisti di Jurassic Park non erano stati prudenti come avrebbero dovuto."

Consiglio, al riguardo del rapporto tra l'uomo e l'imbrigliamento della natura dei giardini, la lettura del breve ma interessantissimo libro di Marco Martella "E il giardino creò l'uomo", che ho recensito qui.
Ti è piaciuto questo articolo?

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...