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24.5.14

Il miracolo dell'impollinazione

 
Questo accade ogni giorno.
Quell'insetto che scacciamo infastiditi ha passato la sua giornata contribuendo alla bellezza di questo pianeta, portando il polline di pianta in pianta per riempire la natura di fiori e frutti.
Quell'insetto è centinaia, migliaia di volte più piccolo di noi, eppure il suo lavoro è di inestimabile valore.
Nel momento in cui la nostra specie porterà nuovamente il suo contributo al pianeta Terra, in massa, spontaneamente ed in modo organizzato, allora avremo fatto un deciso passo in avanti.

Godetevi lo spettacolo!
Un sentito grazie alla dr.ssa Lucia Penna per la segnalazione.

Taken from Louie Schwartzberg TED talk.








Questo incredibile spettacolo un giorno potrebbe essere solo un ricordo, fortunosamente fissato nella memoria digitale.
Il Time dell'agosto scorso è uscito con una copertina dall'aria tetra come la locandina di un film dell'orrore. su uno sfondo nero, un'ape. Ma, diversamente da quanto ci si aspetterebbe, il pericolo non è questo meraviglioso insetto. Il titolo della copertina recita "Un mondo senza api. Il prezzo che pagheremo se non scoprire cosa uccide le api domestiche".
L'ape è la vittima di un animale ben più pericolo e spietato: l'homo sapiens.
Ma l'homo sapiens, che da millenni alleva le api per produrre il miele, dovrebbe ricordare che senza api moltissimo cibo non arriverebbe agli scaffali dei nostri supermercati, perché oltre al miele le api sono indispensabili per l'impollinazione, il metodo che la natura ha per creare nuovi frutti.


L'estate scorsa un negozio della catena Whole Foods del Rhole Island, per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema, ha temporaneamente tolto dagli scaffali tutti i prodotti alimentari che dipendono dall'impollinazione: su 453 ne sono spariti 237 (tra cui mele, limoni e zucchine di diverse varietà). Le api "sono il collante che tiene insieme il nostro sistema agricolo", ha scritto nel 2011 la giornalista Hannah Nordhaus nel suo libro The beekeeper's lament.


Molte colture non potrebbero sopravvivere senza l'impollinazione delle api. Alcune dipendono dall'impollinazione solo in parte: prugne, susine e angurie al 65 per cento; sedano, cetrioli e ciliegie all' 80 per cento; cipolle, mirtilli, broccoli, avocadi, asparagi e mele al 90 per cento.
Ma lo sapevate che, senza api, non avremmo assolutamente mandorle? Questi insetti sono infatti gli instancabili operai (gli unici, e senza salario) che permettono alla nostra specie di godere di questo frutto delizioso.

E purtroppo qualcosa sta uccidendo le api che alleviamo. Dal 2006 gli apicoltori hanno cominciato a notare che molte delle loro arnie rimanevano vuote, le api muoiono.
Si è data la colpa ad alcuni insetticidi, in particolare i neonecotinoidi. Ma, in alcune parti del mondo dove questi pesticidi sono comunque utilizzati il fenomeno non si verifica.
si è allora data la colpa agli apicoltori, in quanto il fenomeno è esteso, grave, ma non universale. E tuttavia qui parliamo di famiglia di apicoltori che allevano api da decenni.


Molto probabilmente c'è un numero di ragioni per cui questo accade, e principalmente il fatto che il sistema di produzione alimentare, in generale, è industriale. Ciò significa che abbiamo cercato di piegare la natura, con i suoi ritmi e i suoi instancabili lavoratori, alle esigenze dei supermercati. Supermercati che devono dare da mangiare a una quantità di persone (e ad un ritmo e con modalità) a cui il pianeta non è abituato.
Semplicemente, non è naturale.
Vi piace pensare che il Pan Carrè sia naturale? Ebbene, non lo è. E lo sappiamo tutti.
Questo succede, spiega il Time, quando una specia (la nostra) diventa così dominante da soffocare le altre.

Le api sono una specie che si adatta e si riproduce facilmente. E tuttavia sarà obbligata ad adattarsi ed evolversi al sistema che abbiamo creato, se non intenderemo ri-adattarci noi alla (nostra) natura.
Sentiremo ancora nelle orecchie il ronzio delle api messe all'ingrasso. Ma gli esseri umani e le poche specie ancora nelle sue grazie potrebbero scoprire di essere diventati più soli.

21.5.14

Ecco l'uomo e la donna perfetti



Lo sapete che l'estate sta arrivando?
Lo sapete che la famigerata "prova bikini" è alle porte?
Come se potessimo dimenticarcene...

Recentemente il marchio Bluebella, che commercia abbigliamento e accessori sexy, ha chiesto ai propri clienti di creare l’uomo e la donna perfetti assemblando pezzi di corpi di personaggi famosi. Una specie di moderni mostri di Frankenstein.
È stato singolare, ma non completamente inaspettato, notare che la donna ideale ha forme e caratteristiche diversi a seconda dei gusti maschili o femminili. E, viceversa, l’uomo ideale è diverso se a pensarlo è una donna o un uomo. Ecco i risultati dei collage:

Secondi i gusti maschili, sia il maschio che la femmina sono... più esagerati rispetto alla scelta femminile: più capelli, seno, fianchi e cosce per la donna perfetta; più bicipiti, pettorali, quadricipiti e fama calcistica per l'uomo perfetto.
La spiegazione per una maggiore enfasi sull’aspetto fisico potrebbe essere che gli uomini sono più eccitati da stimoli visivi e dunque diano maggiore importanza all’attrattività fisica (9).

Sarebbe stato interessante, inoltre, chiedere ai clienti cosa pensavano del proprio aspetto.
Trovare qualcuno che sia al 100% soddisfatto del proprio corpo è praticamente impossibile.
L’insoddisfazione corporea è definibile come la distanza tra il proprio peso e corpo reali e quelli ideali.
Dati statistici precisi non ne abbiamo, perché le ricerche su questi argomenti vengono effettuate soprattutto su campioni clinici, ovvero con soggetti che già sono ricoverati con un disturbo.
Infatti, l’insoddisfazione per il proprio corpo è uno dei sintomi principali dei disturbi dell’alimentazione che, come risaputo, sono principalmente anoressia, bulimia e binge eating (abbuffate).
Il problema principale si riscontra quando associamo l’insoddisfazione alla nostra autostima e identità. Inoltre, le persone che affermano di essere state canzonate e prese in giro per il proprio aspetto fisico riportano maggiore sintomatologia da disturbo dell’alimentazione (1).

I disturbi dell’alimentazione si presentano in maniera diversa a seconda della cultura e del periodo storico. Sembrerebbe che l’obiettivo della magrezza sia presente in culture in cui il cibo è presente in abbondanza (2). Seppure le prime ricerche e teorie (per es. 3) affermavano che i disturbi dell’alimentazione erano concentrati nella fascia socio-economica più alta della popolazione, negli ultimi anni le differenze sociali si sono attenuate. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere se sia dovuto a fattori meramente economici, ai cambiamenti nei canoni di bellezza trasmesso dai media o alla maggiore attenzione dedicata ai disturbi dell’alimentazione.

I media, infatti, sono spesso indicati come importanti responsabili della diffusione del valore della magrezza: modelle sottopeso in passerella, uso di programmi di fotoritocco per mostrare attrici e personaggi famosi in copertina, larga presenza di consigli alimentari e diete nei periodici (4).


L’immagine idealizzata proposta dai media è fatta quasi esclusivamente da persone normopeso o, sempre più spesso, sottopeso, dunque non rappresentative della varietà presente nella realtà (2). Gli studi affermano che è il tipo di programma che si guarda, più che la quantità, a fare la differenza: soap opera, film e video musicali sono associati con insoddisfazione per il proprio corpo e impulso alla magrezza (4).

Pensiamo ad una delle soap opera più famose e longeve della storia della televisione: Beautiful. Praticamente ogni attore sotto i 60 anni è un body builder, mentre le donne sono perennemente e perfettamente truccate, pettinate, magre e giovani. E qui stiamo parlando di immagini viste da 500 milioni di persone al mondo, 5 giorni alla settimana.


Il problema della circolarità causa-effetto si ripropone: occorre chiarire se è l’esposizione ad influenzare lo sviluppo di disturbi dell’alimentazione o, al contrario, se coloro che già presentano sintomi come l’insoddisfazione corporea cercano attivamente conferme nei programmi televisivi, i periodici o internet.

Al proposito riporto un interessante studio di Becker (5) nel quale si confrontava la prevalenza di disturbi dell'alimentazione prima e dopo l'arrivo della televisione nelle isole Fiji nel 1995. Nella cultura di queste isole era valorizzato un sano appetito e un corpo rotondo, sinonimi di ricchezza e cure familiari. Nel 1998 il ricorso alle diete era salito dallo 0 al 69% e i giovani isolani riportavano i protagonisti dei telefilm come modelli e ispirazione della loro volontà di perdita di peso.

Se fino a poco tempo fa i disturbi dell’alimentazione erano appannaggio delle ragazze caucasiche di classe medio/alta, la pervasività del fenomeno ha toccato anche l’altra metà del cielo. L’immagine idealizzata del corpo maschile veicolata dai media è quella con muscoli sviluppati, con un peso moderato, virtualmente senza grasso, con una particolare enfasi su addominali definiti e muscoli pettorali (6). Oggigiorno la società preme in misura crescente sulle preoccupazioni maschili, esattamente come ha fatto per decenni sulle insicurezze femminili (Pope, Philips & Olivardia, 2000).
Inutile dire che essere magri ma muscolosi per i maschi NON è la NORMALITA', come essere magre e con la quarta di reggiseno per le femmine. Ma per i ragazzi si aggiunge un fattore di rischio in più: la dismorfia muscolare, o anoressia al contrario: il problema il più delle volte non è sentirsi grassi e dunque l’attenzione non è sul dimagrire, bensì sul guadagnare peso poiché ci si vede troppo magri, anche nei casi in cui in realtà si sia già muscolosi (7).

Barbie vs Real life
Barbie vs Real life proportions
A questo proposito ricordiamo la ricerca di Pope (8) in cui sono stati messi a confronto alcuni giocattoli che ritraevano gli stessi personaggi maschili nel 1978 e nel 1998: nell’arco di 20 anni lo standard ritratto è aumentato di massa muscolare e anche i muscoli sono più definiti. Usando metodi allometrici, gli autori hanno provato che le misure dei giocattoli superano di gran lunga quelle ottenibili da qualsiasi bodybuilder nel mondo reale (vedi immagine sopra).

La presenza capillare di queste immagini, spesso ritoccate con software allo scopo, dà l’idea che sia quella la normalità e che, se non si rientra in quei canoni, non solo non si è percepiti come attraenti, ma non si è neppure normali. Se i media continueranno a promuovere l’irraggiungibile corpo perfetto (quel corpo ottenuto da fotomodelli e attori il cui lavoro è concentrato sull’aspetto fisico e per il quale hanno a disposizione soldi e mezzi; quel corpo presentato senza grasso e smagliature grazie al fotoritocco), non c’è da stupirsi che continueremo a rincorrere e provare ad ottenerlo, mettendo a rischio la nostra salute con diete impossibili, esercizio fisico scorretto e sostanze dopanti.
Questo potrebbe portare ad un aumento di ragazzi e ragazze non solo troppo concentrati sull’immagine esteriore, ma anche profondamente insoddisfatti.




 (1) Lunner, K., Werthem, E.H., Thompson, J.K., Paxton, S.J., McDonald, F., & Halvaarson, K.S. (2000). A cross-cultural examination of weightrelated teasing, body image, and eating disturbance in Swedish and Australian samples. International Journal of Eating Disorders, 28, pp. 430–435.
(2) Keel, P.K. (2005). Eating Disorders. Pearson, Prentice Hall, New Jersey.
Makino, M., Tsuboi, K., Dennerstein, L., (2004). Prevalence of eating disorders: A comparison of Western and Non-Western Countries. Medscape General Medicine, 6-3, p.49.
(3) Garfinkel, P.E., & Garner, D.M., (1982). Anorexia Nervosa: A Multidimensional Perspective. New York: Brunner/Mazel.
(4) Derenne, J.L., & Beresin, E.V., (2006). Body image, media, and eating disorders. Academic Psychiatry, 30, pp. 257-261.
(5) Becker, A.E., Burwell, R.A., Gilman, S.E., (2002). Eating behaviours and attitudes following prolonged exposure to television among ethnic Fijian adolescent girls. British Journal of Psychiatry, 180, pp. 509—514.
(6) Fairburn, C.G., Brownell, F.D. (2002). Eating disorders and obesity: A comprehensive handbook. Guildford Press, New York.
(7) Pope, H. G., Philips, K., & Olivardia, R. (2000). The Adonis complex: the secret crisis of male body Obsession. Simon & Schuster.
(8) Pope, H.G., Olivardia, R., Gruber, A., & Borowiecki, J. (1999). Evolving ideals of male body image as seen through action toys. International Journal of Eating Disorders, 26, pp. 65-72.

(9) Townsend, J.M. & Levy, G.D., (1990). Effects of potential partners' physical attractiveness and socioeconomic status on sexuality and partner selection. Archives of Sexual Behavior, 19: 149-164.

15.5.14

Giardino giapponese a Den Haag


A Den Haag (L'Aia), cuore politico dei Paesi Bassi, esiste nel parco di Clingendael, racchiuso in un recinto di bambù, un piccolo giardino giapponese di sorprendente bellezza.
Il giardino fu creato all'inizio del ventesimo secono dalla proprietaria di allora del parco, Marguérite

Mary Baronessa di Brienen, chiamata anche Lady Daisy. Marguérite aveva una vera e propria passione per il Giappone, dove si recò diverse volte e ne portò in Olanda una serie di lanterne, fontane, sculture, il padiglione, i piccoli ponti e molte piante.
Il design originale, con il tranquillo laghetto, il sinuoso ruscello e i sentieri serpeggianti, è rimasto intatto tutti questi anni.
La municipalità di Den Haag ha sempre tenuto in grande cura il giardino giapponese, per la sua unicità e l'enorme valore storico. Il giardino, infatti, fa parte dal 2001 di una lista di monumenti storici nazionali.
A causa della sua fragilità, il giardino giapponese è aperto per pochissimi giorni all'anno, in primavera e in autunno.

Ecco i periodi di apertura 2014:
Primavera: 26 Aprile - 9 giugno, 9:00-20:00
Autunno: 13 - 26 Ottobre, 10:00-16:00


Potete raggiungere Clingendael da due entrate: Van Alkemadelaan e Wassenaarseweg.
Ecco un depliant con le info.
Questa la posizione con Google Maps.

Questa bellissima sequenza di immagini lo rappresenta nell'esplosione dei colori di maggio. Più una chicca finale e l'apparizione di un demone giapponese.




 









C'è anche il demone giapponese apparso mentre sviluppavo la foto, come nei migliori film dell'orrore! (Disclaimer: non sono io, ma il proprietario del'abominevole faccia ha insistito per pubblicarla!).











Ed ecco un'immagine che non vedrete mai di persona, in quanto il giardino è chiuso nel periodo dell'anno in cui potrebbe nevicare.

14.5.14

La natura che decora 3 - Lampade

Eccoci al terzo appuntamento con tante fantastiche idee su come creare decorazioni grazie agli elementi naturali.

A volte vedo cose davvero bizzarre sul web. Una vecchia lampadina fatta a portafiori... Sicuramente l'avrete vista anche voi. Bella idea per il riciclo, ma quandi di voi l'hanno realizzata? Che ci metti dentro, un fiorellino di campo e niente più!

Stavo cercando qualche ispirazione per realizzare una lampada particolare, magari sfruttando legno, rami e simili.
Ho la fortuna di abitare in una città di mare e, a volte, nelle mie passeggiate sulla spiaggia, specialmente d'inverno trovo molto materiale che le onde e il vento portano sul bagnasciuga.
Così ho raccolto una serie di foto trovare sul web che mi sembrano non solo molto belle, ma anche tutto sommato facili da realizzare. Basta avere creatività, un pizzico di pazienza e il piacere di veder crescere qualcosa che andrà a decorare la propria casa.


Questo fa parte di un progetto ancora in costruzione. Sono, ovviamente, inserti non in vero legno, in quanto sono moduli perfettamente uguali e speculari.
L'effetto, tuttavia, dà un'idea chiara su come un lampadario fatto di rami, ed un lampadina abbastanza forte, crea ombre silvane nella propria stanza. L'arredamento non è necessario, è quasi di intralcio alla luce. Comunque, rigorosamente bianco.




Ecco una versione casalinga, probabilmente più calda.







Questa bellissima lampada è fatta con materiali molto semplici: filo di ferro per creare la struttura, carta riciclata per il rivestimento (le foglie possono essere presenti già nella carta, oppure potete sbizzarrirvi su quelle da applicare in un secondo momento), quindi rametti per dare una forma esterna. A me piace moltissimo, sembra una lampada che troveresti nelle case degli Hobbit!


Un'idea semplice ma di effetto.




Le precedenti puntate de "La natura che decora":
La natura che decora 1
La natura che decora 2 - Natale


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