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31.10.14

Perché il vecchio horror non fa più paura?


Nel 1981 Stephen King, celebre scrittore americano di racconti dell'orrore spesso portati sul grande schermo, pubblicava un articolo sul genere. Nel profondo, secondo lui, siamo ancora bestie primitive assetate di sangue che si mozzerebbero la testa a vicenda, se solo potessimo. Il fatto è che a noi i giochi di lotta e violenza piacciono, ma ora preferiamo definirci civilizzati e guardare certe atrocità seduti al cinema.

La storia del cinema è andata quasi di pari passo con quella dei film horror. La prima proiezione, anche se di soli 12 secondi, risale al 1891; solo 5 anni più tardi la gente cominciò a svenire guardando Le manoir du diable, considerato il primo film horror della storia.  Da allora, le sale si riempirono di pellicole su vampiri, mummie, morti in decomposizione. Ma come mai i vecchi film non ci fanno più tanta paura?

Ebbene, la tecnica di produzione è il tallone d'Achille delle pellicole in generale.
Pensiamo a King Kong (1933): la gente fuggì a gambe levate dalle sale. Guardiamolo oggi, e tutto quello che vediamo è un pupazzo che si muove in maniera bizzarra. Come è possibile che la gente di inizio XX sec. non vedesse quel burattino per come lo vediamo noi oggi? Secondo l'esperta di cinema Tarja Laine (Università di Amsterdam), un mostro del genere era qualcosa di completamente nuovo allora, ecco perché sembrava reale. Negli anni '30 un mostro dall'aspetto scimmiesco che camminava tra esseri umani era davvero sconvolgente.
Pensiamo ad una pellicola di sessanta anni più vicina a noi, Jurassic Park (1993): i dinosauri allora sembravano talmente veri da farlo diventare un successo al botteghino ed una pietra miliare per i film con i lucertoloni preistorici; a vederlo ora, è lampante la rigidità di questi "animali", i movimenti lineari, gli occhi spenti. Soprattutto se confrontati con film di venti anni più nuovi, come Prometheus, in cui la computer graphic fa praticamente tutto.
Come dicevamo, è la tecnica il problema. Gli effetti speciali usati anni fa non sono più così speciali, paragonati a quello a cui la tecnologia ci abitua anno dopo anno, con sorprendente rapidità. Ogni volta che guardiamo un vecchio film (o uno nuovo, ma fatto male), quegli effetti non tanto speciali rompono l'incanto della "sospensione di incredulità", per la quale, in un'opera di fantasia, crediamo alle bizzarre creature se sono abbastanza convincenti.

Accanto alla tecnica, occorre dire che per un film efficace occorre che ci sia dentro quello che la gente, in quel momento storico e in quella cultura, trova spaventoso. Ogni periodo storico ha i suoi "mostri" preferiti, come per esempio "morte e putrefazione" nei vecchi film in bianco e nero.
Fino agli anni '50 sono mostri come Godzilla e quello di Frankenstein a far da padrone: questi sono esempi di esperimenti scientifici fuori controllo.
Gli anni '60 e '70 furono quelli di matti e psicopatici: come dimenticare Psycho (1960) e The Texas Chainsaw Massacre (Non aprite quella porta, 1974). Queste figure furono ispirate a persone realmente esistite e tristemente note alla cronaca come Ed Gein e Charles Manson.
Negli anni '80 fu il trionfo delle secchiate di sangue, anche a costo di sfiorare il ridicolo. Parliamo di film come The Evil Dead (La Casa, 1981), reso cult proprio da questo equilibrio tra horror ed esagerazione.
Gli anni '90 hanno visto il fiorire di film con protagonisti gli adolescenti, fetta di mercato che si stava avvicinando più alla fantascienza e al suo uso di effetti speciali.
Il nuovo millennio ha visto il proliferare del genere mocumentary (capostipite The Blair Witch Project, 1999), in cui il film viene prodotto così da sembrare un documentario o quello che rimane delle registrazioni amatoriali di un gruppo di amici. Da annoverare anche le pellicole torture-porn, in cui ragazzi rapiti sono vittime delle più inenarrabili sevizie (Hostel, Saw).
In tutti questi decessi siamo così assuefatti ed abituati al realismo dei bagni di sangue che i vecchi film sembrano piuttosto amatoriali e mancano il bersaglio.

Cosa dovranno inventarsi, quindi, per produrre nuovi film dell'orrore convincenti e, soprattutto, capaci di farci saltare dalla sedia?!
L'oggetto delle paure è, ovviamente, personale. Molte persone non trovarono The Blair Witch Project interessante per la mancanza di sangue e violenza, mentre molte altre urlarono al capolavoro per la tensione che creava. I film horror del futuro oscilleranno sempre tra raccapriccio e psicologia, spolverando temi già utilizzati o trovandone di nuovi grazie a fatti di cronaca o le tendenze della società.

PS- Per tutti quelli che credono che Halloween non sia una festa cristiana, ricordiamo che la parola viene dall'inglese arcaico All Hallows Day, moderno All Saints, cioè giorno di Ogni Santi. E se pensate che la celebrazione di santi e defunti sia cristiana, ricordiamo che il cristianesimo ha scelto queste date (31 ottobre-1 novembre) in quanto in questi giorni veniva (e viene ancora) festeggiato Samhain, l'ultimo raccolto, un momento di raccoglimenti prima delle tenebre dell'inverno, in cui fare provviste, in cui iniziare il periodo di chiusura al mondo che diventa sempre meno accogliente. Noto anche come Capodanno Celtico, è il primo giorno del nuovo anno di questa cultura che influenzò i Romani e, in seguito, i Cristiani. In questo giorno in sospensione tra il vecchio e il nuovo, il confine tra i mondi si assottiglia, i defunti possono ritornare alle loro case, festeggiamenti in loro onore si tengono anche per spaventare eventuali spiriti malevoli e non benvenuti.

30.10.14

Principesse Disney più umane

L'unica che posso scusare è Ariel, perché una sirena quindi non totalmente umana. Ma, francamente, anche con qualche costola in più la rossa sirenetta è senza dubbio bellissima.
Mettere a confronto le immagini prima-dopo ci fa vedere quanto ridicole siano le proporzioni dei cartoni animati: per quanto opere di fantasia, per quanto linee stilizzate, qui abbiamo donne con il collo più largo del punto vita!

ARIEL



AURORA



BELLE



ELSA



JASMINE



POCAHONTAS


29.10.14

Che significa "colazione"?


Me lo sono chiesto stamattina, mentre facevo... colazione con il mio amico portoghese.
Così abbiamo passato in rassegna come chiamiamo in Europa il primo pasto della giornata.
C'è chi interrompe un digiuno:
Inglese: breakfast, l'interruzione (break) del digiuno (fast).
Spagnolo: desayuno, interrompere (-de) il digiuno (ayuno).
Portoghese: desjesjum, anche qui interrompono il digiuno (jejum).
C'è chi mangia qualcosa con moderazione:
Francese: petit déjeuner, un piccolo (petit) pranzo (déjeuner), e anche questa parola si riferisce al digiuno, in francese “jeune”.
Tedesco: Frühstück, qualcosa/pezzo (Stück) che si mangia presto (früh).
C'è chi lo mangia di buon mattino:
Olandese: ontbijt, iniziare a mordere 
Croato: doručak, che arriva prima del pranzo (ručak).
Svedese: frukost,  dal basso Germanico vrokost, primo pasto.

E noi italiani?
Certo la frugalità non fa parte della tradizione culinaria italiana.
Interrompere un digiuno all'inglese o alla spagnola? E quando mai è iniziato 'sto digiuno?!
Un piccolo pranzo alla tedesca o alla francese? Ma stiamo scherzando?!

Allora, la parola colazione viene dal latino collationem (da collàtus, participio passato di cònfero, contribuire), ovvero l'abitudine di mettere insieme più portate... portate dai vari commensali. Molto probabilmente ha la stessa radice di collectionem.
 Questo termine, a quanto leggo, si riferisce però alla cena. Come è andato a finire al primo pasto della giornata?
Sembra che collationes fosse il titolo di una raccolta di interviste redatta da san Giovanni Cassiano sulle regole dei monaci cristiani e che questa raccolta fosse condivisa dai monaci durante il primo incontro del mattino.


Probabilmente il termine è rimasto per indicare il primo momento della giornata in cui i familiari si incontrano tutti insieme per discutere su impegni e programma del nuovo giorno. Tuttavia, soprattutto nel nord della nostra penisola, il termine "colazione" veniva usato per definire il pranzo, tanto che si dice "prima colazione" per indicare il primo pasto.

Se nel nord Europa si mangia roba tipo pancetta, in Italia ha preso piede l'accoppiata cappuccino+cornetto, soprattutto durante la settimana e tra gente che lavora; nelle famiglie con bambini, per fortuna rimane la buona abitudine di consumare il pasto a casa, anche se spesso non tutti insieme e certo non con calma... Oh, che stress!

Come dovrebbe essere una colazione sana*, sana soprattutto se seguita da 4 pasti altrettanto sani?
125g di latte (possibilmente non vaccino)
30g di cereali
30g di fette biscottate integrali
un frutto

E tu cosa mangi al mattino?

*Si riferisci ad un regime di 2000kcal al giorno.

5.10.14

Noci del sapone? Provate!


No, non ho un attacco di casalinghite acuta. Però è da luglio che le uso e voglio parlarne per esperienza diretta. Avevo sentito parlare delle "noci di sapone" da tempo, ma solo un paio di mesi fa, mentre passeggiavo con mamma, ho avuto occasione di vederli in un negozio di commercio equo e solidale.
Si tratta di Sapindus Makurissi, un bell'albero di origine asiatica che produce dei frutti molto particolari. Infatti questi contengono saponina e veninvano e vengono utilizzati per... udite udite, lavare!
Su internet vi sono centinaia di pagine dedicate a questi frutti e alle loro proprietà, a cominciare dalla pagina di Wikipedia e quella del prodotto che ho acquistato io, Seepje. Ma trovate degli ottimi prezzi anche di rivenditori italiani (come questo).
A differenza delle decine di detersivi che infestano i supermercati, non vi è differenza tra una marca e l'altra di noci di Sapindus: tutte le noci sono ugualmente efficaci.
Basta aggiungere 4 noci al bucato (in un sacchetto con chiusura tramite laccetto, la maggior parte delle volte incluso nella confezione, o anche un tovagliolo annodato) e, all'occorrenza, una decina di gocce di olio essenziale a piacere. Queste noci possono essere utilizzate da 3 a 4 volte (come vi spiego a fine post, la loro vita continua!). Il lavaggio fa fatto tra 30° e 60°.

Ebbene, posso dire che sono soddisfatto, da tutti i punti di vista:
1. Ovviamente questo prodotto non inquina l'acqua e non è aggressivo sulla pelle.
2. Le noci sono Fairtrade (controlla in ogni caso) e sai benissimo a dove vengono.
3. Il prezzo è decisamente competitivo, casalinghe e casalinghi non crederanno alle loro tasche: da € 9,90 fino anche € 2,30 per 30 lavaggi, prendendo la confezione grande!
4. E la resa? Ottima, il bucato esce pulito e profumato.
Anche senza aggiungere olio essenziale, i vestiti ottengono un profumo naturale di pulito. Non è facile descriverlo, non somiglia ad altri odori, ma sa senza dubbio di naturale, piacevole, sottile come l'odore dell'erba portato dal vento. Che poesia!

Verde Cristallo (su Veg(etari)ani Italiani), usa questo sistema anche per la lavastoviglie e si trova benissimo. Grazie Verde Cristallo per la dritta! ;)

RICETTA PER DETERGENTE LIQUIDO!
Cosa fare delle noci dopo che hanno esaurito il loro ciclo di 3-4 lavaggi? Le buttiamo? Ma proprio no! Le riutilizziamo per produrre un delicato detergente liquido che potrete utilizzare persino come shampoo, se non avete esigenze particolari.
Prendete 100g di noci e riducetele in piccoli pezzi. Quindi metteteli in una pentola con 3 litri di acqua. Portate ad ebollizzione e fatele cuocere per circa 30 minuti: grazie all'ebollizione, tutta la saponona residua delle noci verrà estratta nell'acqua.
Non preoccupatevi se non vedete bollicine: questo accade perché non ci sono agenti schiumogeni artificiali. Questo detergente è talmente efficace e sicuro che potete usarlo anche per lavare i piatti, in particolare aggiungendo un po' di aceto.
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