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2.2.15

Esperimenti in orinatoio

 
Il mese scorso ho scritto un post su come urinare correttamente. E mi sono dedicato anche ad un paio di curiosità e domande interessanti sul tema.
Come promesso, questo mese guardiamo l'argomento "pipì" da un altro punto di vista. Ovvero gli orinatoi pubblici, quelli a muro, gli unici muri al mondo su cui fare la pipì legalmente.
Ovviamente stiamo parlando all'universo maschile, ma questo post è interessante anche per le donne e alla fine saprete perché.


Galateo da bagno
Non ho mai pensato che ci fosse una vera e propria etiquette dell'orinatoio, come per esempio non guardare negli occhi gli altri "ospiti" del bagno, per evitare di dare l'impressione che si voglia approcciarli sessualmente. Trovo comunque esilarante il comportamento schivo dei maschi nei bagni, quasi fossero spie del KGB in missione.

Questa prima, importantissima regola è quella che regola anche l'orinatoio di scegliere.
Pensiamo a cosa accade quando entriamo in un bagno e tutti gli orinatoi sono vuoti. L'etichetta ci direbbe di occupare uno dei due orinatoi esterni, così da dare a chi entra dopo di noi la libertà di starci più lontano possibile.
Ed ora pensiamo di entrare e trovate una persona già impegnata nel suo bisogno fisiologico: dove andremo a metterci?
Secondo il galateo dell'orinatoio, alla distanza maggiore dalla persona che ne sta già occupando uno. Perché, ricordiamolo, ogni contatto (visivo e, non sia mai, tattile) è severamente proibito.

 Se troviamo entrambi gli estremi già occupati, andremo a metterci al centro, sempre per la prima, basilare regola.


E se, malauguratamente, troviamo i tre posti già con ospite, sembra che la decisione migliore sia di tornare più tardi, o usare il bagno con porta.





Disattenzione civile
Ebbene questa scelta mi sembra talmente sciocca... Voglio dire, perché attribuire ad una necessità fisiologica così comune una tale importanza? Ne facciamo una cosa speciale, ma solamente perché è in un contesto pubblico.
L'infuenza degli altri è così forte che, come dicevamo nel nostro articolo di gennaio, molte persone non riuscirebbero ad urinare in pubblico. La cosa è talmente diffusa da poter essere definita comune. Secondo una ricerca molto famosa, se nessuno è presente nel bagno, i maschi ci mettono in media 4,8 secondi per cominciare ad urinare. Se invece un estraneo è nei paraggi, questa media sale a 6,2 secondi. Infine, se l'estraneo è all'orinatoio accanto al vostro, sembra che la vostra vescica attenda in media 8,4 secondi per rilassarsi e lasciarsi andare. Chi usa l'orinatoio fa finta di ignorare l'altro. Appunto, fa finta, consapevole che altro l'altro sta solo recitando la parte del lupo solitario.

La società ci insegna già da bambini a controllare stimoli e necessità del nostro corpo e ad avere una relazione di disgusto verso i nostri rifiuti fisiologici e gli odori del nostro corpo. Una necessità da società civilizzata, secondo Nick Haslam, autore del libro Psychology in the Bathroom. Purtroppo si è creata intorno a questo argomento una sorta di tabù che rinforza l'aura di non accettabilità verso quello che si fa in bagno. Non se ne può parlare e, nella situazione, occorre sbrigare tutto il più velocemente possibile, avendone vergogna.

Defecare in pubblico

Molto diverso da quello che succedeva nei bagni pubblici del passato: nell'antica Roma persino il cosiddetto vespasiano era luogo di incontro sociale. Ad Ostia antica ci sono ancora resti di questi bagni, completamente aperti anche per bisogni più consistenti della pipì.
Come vedete in questa foto, ci si sedeva uno accanto all'altro, impegnati a conversare. Quel canale di fronte ai sedili aveva dell'acqua corrente in cui si poteva inzuppare un pezzo di stoffa, avvolto in cima ad un bastone, e usarlo come carta igienica. Ok, niente di tutto ciò suona igienico, sono d'accordo con voi.
Questa pudicizia nel bagno risalirebbe al XIX sec., quando appunto le norme igieniche (e religiose) divennero più rigide.


Ammettiamolo, siamo animali
E' davvero interessante vedere come ci comportiamo quando siamo obbligati a vederci per quello che siamo: animali. Strati e strati di condizionamenti sociali, religiosi ed educativi possono farci pensare che siamo qualcosa di diverso. Fino al momento in cui la nostra cultura umana deve fare i conti con questi bisogni di base, comuni tra la maggior parte degli animali. 

Orinatoio femminile

Per le donne, dicevo all'inizio, c'è una chicca finale, anzi due. La volta scorsa ho riportato un testo di Luciana Littizzetto che mi ha fatto piegae in due dal ridere mentre mi faceva scoprire perché le donne vanno al bagno in gruppo e ci stanno per interminabili minuti.
Probabilmente le cose andrebbero diversamente se potessero utilizzare queste invenzioni ri-vo-lu-zio-na-rie! La prima è l'orinatoio femminile, con design comodo per accovacciarsi leggermente. Certo, occorre capire quante donne sarebbero disposte a far la pipì in questo  modo. Soprattutto perché, a differenza dei maschi, non guarderebbero la parete di fronte ma sarebbero rivolte verso l'esterno, non esattamente il massimo per creare un'aura di privacy..
Allora si potrebbero optare per un imbuto in silicone che permette alle donne di urinare in piedi. Una mia conoscente lo ha usato e sembra sia comodo e igienico, soprattutto quando l'alternativa è un water pubblico non esattamente brillante.
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